Agosto 30, 2024

Ascoli Piceno - Assunta Legnante alle Paralimpiadi: "Gareggerò anche per Ascoli, mia città adottiva"

Ha ottenuto due ori e due argenti alle Paralimpiadi, per sei volte è salita sul gradino più alto del podio ai Mondiali paralimpici, vanta tre titoli europei e tanti trionfi a livello nazionale anche tra i normodotati.

Redazione

E’ clamoroso il palmares della pesista e discobola Assunta Legnante, 46enne di Frattamaggiore che per quasi quindici anni ha vissuto nel Piceno, tanto da considerarsi un’ascolana d’adozione, prima di trasferirsi, qualche anno fa, a Civitanova. L’atleta, dopo i due argenti di Tokyo 2020, è partita ieri per Parigi, dove parteciperà alle Paralimpiadi per andare a caccia dell’oro sia nel lancio del disco (sarà in campo il 3 settembre) che nel getto del peso (il 6 settembre). Anche gli ascolani, che sono sempre rimasti affezionati a lei, ribattezzandola ‘Cannoncino’ per la straordinaria forza delle sue braccia, la sosterranno davanti alla tv. Per la lanciatrice, queste, saranno le quarte Paralimpiadi, mentre nel 2008 partecipò alle Olimpiadi di Pechino. "Sono fiduciosa e ottimista - racconta -. C’è la giusta tensione e non vedo l’ora di gareggiare. Sono convinta di poter ambire a qualcosa di importante e di avere tutte le carte in regola per tornare a casa con qualche medaglia. Poi, ovviamente, sarà il campo a emettere il proprio verdetto. Io ce la metterò tutta. In Giappone ero reduce dalla rottura del tendine d’Achille e non ero in formissima. Ora, invece, sto decisamente meglio. Almeno un oro vorrei ottenerlo. Il peso è la mia disciplina, tanto che sia a Londra nel 2012 che a Rio nel 2016 salii sul gradino più alto del podio, ma anche nel disco ho tante chance. Ascoli resterà sempre nel mio cuore. Sotto le cento torri ho vissuto un periodo meraviglioso e mi sento ancora ascolana - conclude la Legnante -. Il mio allenatore Nicola Silvaggi fu come un secondo padre per me. Adesso vivo a Civitanova, ma al Piceno sarò sempre legata. Al camposcuola mi accolsero tutti molto bene e l’Asa diventò una famiglia. Ricordo ancora quando, alle cinque del mattino, prendevo lo scooter per farmi un bel giro della città prima di andarmi ad allenare. Che meraviglia".