«La mission del Dipartimento Materno Infantile è infatti quella di gestire, in maniera integrata, efficace e sicura, tutto il percorso della madre e dei minori, dalla procreazione e assistenza al feto alla diagnosi e cura di patologie pediatriche fino al raggiungimento dei 14 anni, sia in regime ambulatoriale che di ricovero con sede prevalente nello Stabilimento di San Benedetto che, sulla base dell’andamento delle nascite, risulta essere quello con la più alta percentuale di minori residenti». Dopo aver assistito al triste spettacolo scaturito dall’inutile diatriba sul Punto Nascite, spieghiamo con numeri inconfutabili a cosa si riferisca l’aggettivo “prevalente”. Abbiamo preso, come base per la nostra riflessione, il confronto tra quattro territori, abbastanza simili come numero di abitanti, nei quali vi sono la quarta, quinta, sesta città delle Marche, ossia S. Benedetto, Ascoli, Senigallia, più l’ottava, Jesi, che però ha nel suo distretto anche comuni del maceratese. Confrontando il numero di nascite di questi territori, tra il 2002 e il 2023, quindi nell’arco di oltre vent’anni di differenza, otteniamo i seguenti valori per il 2023: nati a Jesi 616 ossia il -20,31% rispetto al 2002, nati S. Benedetto 614, il -24,20%, Ascoli 595 nati il -28,23% (sempre rispetto al 2002), Senigallia 423 nati, -41,66%. Dunque, tolte Ancona, Pesaro e Fano che sono molto più popolose, siamo al secondo posto in Regione per numero di nascite, quasi pari a Jesi, per cui la Pediatria di S. Benedetto dovrebbe essere prevalente anche in Regione, non solo in Provincia. I veri problemi, che si trascinano ormai da quasi quindici anni e che ci penalizzano pesantemente, sono i seguenti. Jesi, Senigallia e Ascoli hanno la neonatologia, mentre a S. Benedetto non è stata mai concessa, per decisione non motivata della Regione, risalente ad oltre 10 anni fa. Relativamente alla Pediatria Ascoli risulta avere 12 posti letto e S. Benedetto ne ha 10, nonostante Ascoli nel 2023 abbia avuto 491 ricoveri, tasso di utilizzo dei posti letto 46,71% mentre S. Benedetto ne ha avuti 534 con un tasso di utilizzo del 64,88%. Nel 2024 vediamo Ascoli con 528 ricoveri con tasso di utilizzo 48,79% mentre S. Benedetto con 634 ricoveri ha avuto un tasso di utilizzo 73,61%. Accade per questo che bambini portati al PS di S. Benedetto debbano a volte essere trasferiti ad Ascoli, perché al Madonna del Soccorso risultano tutti occupati, mentre non accade mai il contrario. Si osserva che Ministero della Salute considera ottimale un tasso di utilizzo che oscilla tra il 75 e l’80%. Proprio ieri il presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia per l’ennesima volta ha affermato che «i punti nascita con meno di 500 parti l’anno devono essere chiusi perché non garantiscono alle pazienti un’assistenza sicura … dobbiamo prendere in considerazione il tasso di mortalità perinatale … e nei punti nascita a basso volume la mortalità perinatale risulta molto maggiore». Sarebbe molto interessante sapere se per i politici è più importante la salvaguardia della vita dei neonati del bacino elettorale. Parlando dell’Ostetricia, una notizia del 21 gennaio 2025: «Ospedale di Fano, nuova vasca per il parto in acqua … tutti e tre i punti nascita della provincia danno la possibilità alle partorienti di poter mettere al mondo il loro bambino in acqua». Secondo l’Atto aziendale AST Pesaro a pag. 78: «Nello Stabilimento di Fano sono attive sia la Pediatria di I livello che la Ostetricia e Ginecologia di I livello, “esattamente” come nello Stabilimento di Pesaro e in quello di Urbino, ed è uno dei tre punti nascita attivi in questa AST». Perciò tutti e tre i Punti Nascita hanno la vasca per il parto in acqua nonché la Neonatologia, persino Urbino, mentre a S. Benedetto la vasca è stata dismessa col favore dell’emergenza Covid nel 2020 e nessuno, a parte il Comitato, ha mai chiesto di ripristinarla. Inoltre ci chiediamo se la lamentata assenza nell’AST Ascoli Piceno del parto in analgesia sia una criticità comune anche alle altre provincie o sia una nostra esclusiva prerogativa. Il distretto sanitario di S. Benedetto ha quasi il 30% in più di abitanti rispetto a quello di Urbino e il 27% in più di nati. Dunque c’è un forte deficit nella parità e eguaglianza di servizi disponibili nella stessa misura per tutti i cittadini della Regione. Forse perché impegnati nei loro piccoli affari di campanile, i bravi politici della Riviera non riescono a ragionare di sanità, soprattutto non sanno cosa fare e perché, tanto è vero che in commissione sanità il Presidente del Comitato nello snocciolare tali sperequazioni si è sentito rispondere da alcuni nostri rappresentanti «A noi non interessa niente di quello che fanno a Pesaro». Sembra che non si siano accorti di non vivere in un’oasi felice ma nella Regione Marche, ove ciò che ciascun pezzetto del territorio riesce ad incamerare dipende dalle capacità di chi lo rappresenta e ciò da tempo immemore. A quanto pare nelle Marche del Nord i cittadini risultano da tempo immemore meglio rappresentati anche a nostro discapito. La cosa più semplice per uscire (credono loro) dall’impasse è prendersela con il Comitato che ragiona (con tutti) per “scomodi” dati, attaccandone il Presidente e tacciandolo di essere politicizzato. Cosa a cui non siamo affatto nuovi. Ma vogliamo ricordare che nel luglio 2024 fu il Comitato, subito dopo la pubblicazione del Regolamento uniforme per la Conferenza dei Sindaci, che denunciò, nel totale silenzio di tutti i nostri capaci politici, i vistosi errori di calcolo (che ci penalizzavano pesantemente) nell’attribuzione del peso di voto di ciascun Comune. E se non ricordiamo male, la Regione accolse le obiezioni del Comitato e modificò in tal senso il regolamento. In quella occasione nessuno obbiettò di una carenza di rappresentanza del Comitato.
Il Comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso”