perché appare giusto ed equo, anche confrontandoci con la situazione del nord della Regione, che questo territorio possa avere due ospedali, parametrati al fabbisogno dei rispettivi bacini di utenza. Dunque consideriamo deleteri gli effetti di una politica provinciale prevaricatrice e matrigna, che da tempo immemorabile propugna la superiorità del capoluogo, retaggio di tempi in cui tutti i centri maggiormente abitati erano situati al sicuro dalle scorribande e dagli attacchi provenienti dal mare. La situazione demografica è totalmente mutata nell’ultimo secolo, ma nel Piceno ci si rifiuta di rendersene conto e di agire di conseguenza per il bene di tutto il territorio, provocando uno sbilanciamento iniquo ed antieconomico nella distribuzione di risorse e servizi. Non è possibile ignorare l’incredibile sfoggio di superiorità politica, anticipato provocatoriamente a mezzo stampa, relativo allo spostamento di un semplice aggettivo, ma molto significativo, nell’atto Aziendale di AST Ascoli Piceno, in nome di un criterio politico e di una supremazia di cui non si trova traccia nella legislazione sanitaria. Ci riferiamo al Punto Nascita del Madonna del Soccorso, che nel rispetto della legge e dei dati era stato considerato “prevalente”, lasciando operativo, quello del Mazzoni, che pur superando appena i limiti di legge, è indispensabile a servizio dell’area montana e disagiata. Premesso che è del tutto corretto, nonché previsto dalla legge, che i servizi sanitari di rilievo rimangano a tutela di vaste aree pur se poco popolose, non è piaciuto che tale definizione, totalmente meritata per numeri di nascite e per bacino d’utenza, ci fosse attribuita “scavalcando” il capoluogo, ed in dirittura d’arrivo tale parolina è stata spostata in modo totalmente privo di giustificazione legalmente apprezzabile. Ovviamente sappiamo tutti che il discorso è più ampio: la circostanza per cui si esige una applicazione delle leggi sanitarie coniata appositamente per un singolo bacino elettorale a dispetto dei numeri, fa parte di un modus operandi cui siamo ormai abituati, indicativo di una situazione cronica in questo territorio, e va unita a tutti i furti arcinoti perpetrati negli anni a scapito del sistema ospedaliero e della sanità territoriale costiera da una politica regionale e locale che, invece che perseguire una sanità giusta ed equilibrata per i cittadini, è più attenta a soddisfare gli interessi elettorali dominanti, che hanno determinato a suo tempo la fuga del fermano ed un indebolimento della provincia tutta. Solo una seria, trasversale e motivata battaglia per la provincia AP-SBT può porre rimedio a tale situazione, con l’acquisizione per la costa dei benefici e della pari dignità politica della provincia; ma ancora non vediamo politici motivati che dichiarino e perseguano tale obiettivo, anzi impera una divisione di intenti, un silenzio di cui dovremmo indignarci, una sudditanza colpevole, una inferiorità numerica e quindi una assenza peso dei nostri politici ed amministrazioni: ne usciamo a coriandoli. Appare di gran lunga più semplice e proficuo a livello elettorale fomentare l’antagonismo campanilistico da entrambe le parti, invece di pretendere un’applicazione della legge uniforme in tutta la Regione con pari dignità tra nord e sud. Questa provincia litigiosa, faziosa e in preda all’avidità di potere dei protagonisti politici l’un contro l’altro armati, se non ci saranno un risveglio alla vita di quel 60% di cittadini non votanti ed una svolta consapevole nell’esercizio dei nostri diritti politici e civili, non potrà avere speranze per il futuro, e vedremo il territorio spopolarsi sempre più, a partire dal capoluogo, e tutti i nostri giovani partire per destinazioni più promettenti e territori meglio serviti. Da ultimo, ospedale nuovo o meno (il futuro è tutto da scoprire), i cittadini sambenedettesi e costieri necessitano di servizi efficienti in tempi consoni, anche considerando la crescita del tasso di invecchiamento e di conseguenza del bisogno di cure. Le direzioni di AST, anche facendo del loro meglio con le risorse disponibili, non possono sottrarsi ad un gioco di potere e a pressioni politiche che vogliono svuotare di contenuti il nostro ospedale. Chi si preoccupa che il Comitato non esista più stia tranquillo, siamo vivi e vegeti e, come già successo in passato, dopo il tempo del dialogo e della “contrattazione” con le istituzioni politiche e sanitarie, arriva sempre il tempo di tirare i conti in prossimità delle elezioni.
Il Comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso”