«I fattori che impattano sulla carenza di professionisti sono di carattere demografico, epidemiologico ma anche cambiamenti nelle aspettative della popolazione…sebbene i dati mostrino che dal 2017 al 2022 il personale del ruolo sanitario sia aumentato di circa 27.000 unità … la criticità persiste». Consideriamo, in relazione al nostro territorio, alcuni dei fattori indicati nel documento: invecchiamento della popolazione e calo delle nascite. L’Indice di Invecchiamento (IdI), calcola il rapporto tra il numero di giovani sino a 14 anni e il numero degli anziani da 65 anni in su: se l’indice è 100 vuol dire che per ogni giovane c’è un anziano, se è 500 allora per ogni giovane ci sono 5 anziani e così via. Per l’Italia l’IdI è 199,8, per le Marche 226,4, per la Provincia picena 243,4, la più anziana delle cinque Provincie. Confrontando l’IdI delle 20 più popolose città della Regione, troviamo che la più vecchia è Ascoli, con 297,5; S. Benedetto è al quinto posto, Grottammare al 17mo. Se consideriamo quanto le venti città siano invecchiate in percentuale, dal 2002 ad oggi, troviamo ancora Ascoli al primo posto, Grottammare al secondo, S. Benedetto al quarto. Inoltre nella nostra Provincia ci sono alcuni Comuni dell’interno che hanno l’indice di vecchiaia a 400, 500, 900, 1000. Impossibile tentare di ignorare questo declino inarrestabile, quando si discute di programmi sanitari per il territorio. È evidente che questo forte invecchiamento si riflette sia sulla sanità ospedaliera, sia su quella territoriale. Le lamentele sul fatto che il Madonna del Soccorso rischierebbe di trasformarsi in un ospedale geriatrico, sembrano non tenere conto, per ignoranza o per comodo, della reale situazione demografica e delle reali necessità sanitarie della popolazione. La sanità territoriale e quella ospedaliera dovrebbero essere strutturate sulla base di quello di cui i cittadini hanno bisogno, ossia sulla base della domanda di servizi sanitari. La sanità è qualcosa di cui tutti faremmo volentieri a meno se fossimo sempre in buona salute: non è certo un prodotto da vendere, reso attrattivo dalla pubblicità. Se nel Piceno abbiamo la popolazione che sta invecchiando più velocemente rispetto a tutto il territorio marchigiano, a livello di Territorio l’attività sanitaria principale, ovviamente non unica, dovrà essere quella per l’anziano. Nell’Atto dell’AST di Ascoli, così come nell’Atto dell’AST di Ancona, mancano purtroppo molte indicazioni riguardo all’attività territoriale: si parla di monitorare, potenziare, migliorare, gestire, rendere efficiente. Relativamente agli Ospedali di Comunità (O.d.C.), tra i vari esempi possibili, nell’Atto dell’AST di Pesaro, a pag. 105 troviamo invece: «Ospedale di Comunità di Fossombrone (Distretto di Fano) – È dotato di 29 posti letto dedicati alle cure intermedie; vi accedono pazienti in dimissione protetta dagli altri Ospedali dell’AST di Pesaro-Urbino e dal domicilio al fine di garantire percorsi integrati, di stabilizzazione clinica e di recupero funzionale, tra servizi del Territorio e Ospedale - Territorio con l’obiettivo di un rientro stabile al domicilio. Vi sono, poi, 10 posti letto di Riabilitazione Estensiva e 10 posti letto Hospice (in fase di ampliamento). Al suo interno sono, altresì, presenti n.4 posti letto dedicati al CAL/Dialisi, operativi sia al mattino che nel pomeriggio, una postazione di Continuità Assistenziale e un Ambulatorio di Continuità Assistenziale Primaria (ACAP). Quest’ultimo è attivo h24 con accesso libero (senza prenotazione) e prevede la presenza di infermieri H12 dal lunedì al sabato». Ci fermiamo qui nella descrizione dell’O.d.C. di Fossombrone, facendo notare come nelle critiche all’Atto aziendale nessuno sia stato capace di cogliere ed evidenziare l’abissale differenza di trattamento, con un confronto basato su fatti concreti, quindi misurabili e verificabili, anziché su un ammasso di opinioni campate in aria e posizioni aprioristiche, mentre la sanità che serve ai cittadini sprofonda. Sarebbe sicuramente opportuno che tutti gli interlocutori si procurassero i dati sulla cui base confrontarsi su situazioni concrete, senza parlarsi addosso a tutela di interessi di parte e senza spacciare menzogne per verità.
Il Comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso”